Il principio vitale della biblioteca: il sapere e l’apprendimento come beni comuni

Il saggio prende in esame l’idea di sapere e apprendimento come beni comuni che strutturano e costruiscono comunità non localistiche viene esaminata a partire da alcuni testi: Giovani di montagna, giovani di città (1956) di Don Lorenzo Milani; What makes a library big (1928) di Rabindranath Tagore;...

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Main Author: Franco Neri
Format: Article
Language:English
Published: Associazione italiana biblioteche 2025-01-01
Series:AIB Studi
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Online Access:https://aibstudi.aib.it/article/view/14080
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description Il saggio prende in esame l’idea di sapere e apprendimento come beni comuni che strutturano e costruiscono comunità non localistiche viene esaminata a partire da alcuni testi: Giovani di montagna, giovani di città (1956) di Don Lorenzo Milani; What makes a library big (1928) di Rabindranath Tagore; le Cinque Leggi della biblioteconomia di S.R. Ranganathan, nel testo della prima edizione (1931). Dai punti di intersezione fra le tre epigrafi citazionali in premessa alle Cinque Leggi, le tre distinte formulazioni della Seconda Legge nei capitoli 2–4 e i dialoghi scenici che la illustrano, e la presenza nel capitolo settimo, dedicato alla Quinta Legge, di una poco nota opera di H.G. Wells, Men like gods, emerge con tutta evidenza come tratto peculiare delle Cinque Leggi una potente visione di futuro, del tutto inascrivibile alla corrente precettistica interpretazione del mainstream. Ranganathan descrive e interpreta il passaggio dalle ‘vecchie’ Leggi alle ‘nuove’. Queste ultime sono principi valoriali unificanti le esperienze storiche e sociali del Library Movement su scala mondiale. Esse realizzano una funzione anticipatoria in quanto leggono dentro i ‘segni dei tempi’. Il passaggio da una Legge all’altra (Books are for preservation vs. Books are for use: Legge 1; Books are for (chosen) few vs. Books are for all: Legge 2, nella formulazione iniziale del capitolo 2) esprime una trasformazione radicale nella percezione sociale delle finalità e delle modalità di fruizione e organizzazione del servizio bibliotecario. Vi è una correlazione in larga parte ancora inesplorata con la concezione tagoriana di educazione e di biblioteca, l’influenza del pensiero pedagogico di John Dewey sul ruolo dell’educazione nella rigenerazione delle comunità, e l’eredità trascendentalistica di Ralph Waldo Emerson e Henry Thoreau. È il focus di due scritti poco noti di Don Milani: Lettera dalla montagna (1955) e Giovani di montagna, giovani di città (1956). Se nel primo il tema era il diritto all’acqua in quanto bene comune, il secondo è uno dei testi fondanti la pedagogia milaniana con la sua visione della conoscenza (la “Parola”) come condizione della sovranità.
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